17 novembre – venerdì
Memoria di
Santa Elisabetta d’Ungheria
Tempo Ordinario – 32a Settimana
Prima lettura (Sap 13,1-9)
Davvero vani per natura tutti gli uomini che vivevano nell’ignoranza di Dio, e dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è, né, esaminandone le opere, riconobbero l’artefice. Ma o il fuoco o il vento o l’aria veloce, la volta stellata o l’acqua impetuosa o le luci del cielo essi considerarono come dèi, reggitori del mondo. Se, affascinati dalla loro bellezza, li hanno presi per dèi, pensino quanto è superiore il loro sovrano, perché li ha creati colui che è principio e autore della bellezza. Se sono colpiti da stupore per la loro potenza ed energia, pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati. Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore. Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero, perché essi facilmente s’ingannano cercando Dio e volendolo trovare. Vivendo in mezzo alle sue opere, ricercano con cura e si lasciano prendere dall’apparenza perché le cose viste sono belle. Neppure costoro però sono scusabili, perché, se sono riusciti a conoscere tanto da poter esplorare il mondo, come mai non ne hanno trovato più facilmente il sovrano?
La conoscenza naturale di Dio
San Tommaso
(S. Th. I, q. 12, a. 12, corpo)
La nostra conoscenza naturale trae origine dal senso, e quindi si estende fin dove può essere condotta come per mano dalle realtà sensibili. Ora, mediante le realtà sensibili il nostro intelletto non può giungere sino al punto di vedere l’essenza divina, poiché le creature sensibili sono effetti di Dio che non adeguano la potenza della loro causa. Quindi mediante la conoscenza delle realtà sensibili non si può avere la piena conoscenza della potenza di Dio, e per ciò stesso neppure quella della sua essenza. Ma siccome tali realtà sono effetti dipendenti dalla loro causa, ne segue che per mezzo di esse possiamo essere condotti sino a conoscere di Dio se esista, e a conoscere altresì ciò che a lui conviene necessariamente come alla causa prima di tutte le cose, eccedente tutti i suoi effetti. Quindi noi conosciamo di Dio la sua relazione con le creature, che cioè egli è la causa di tutte, e la differenza esistente tra queste e lui, che cioè egli non è nulla di quanto è causato da lui; e che ciò va escluso da lui non già perché egli sia mancante di qualcosa, ma perché tutto supera.
Testo latino di San Tommaso
(S. Th. I, q. 12, a. 12, corpus)
Respondeo dicendum quod naturalis nostra cognitio a sensu principium sumit, unde tantum se nostra naturalis cognitio extendere potest, inquantum manuduci potest per sensibilia. Ex sensibilibus autem non potest usque ad hoc intellectus noster pertingere, quod divinam essentiam videat, quia creaturae sensibiles sunt effectus Dei virtutem causae non adaequantes. Unde ex sensibilium cognitione non potest tota Dei virtus cognosci, et per consequens nec eius essentia videri. Sed quia sunt eius effectus a causa dependentes, ex eis in hoc perduci possumus, ut cognoscamus de Deo an est; et ut cognoscamus de ipso ea quae necesse est ei convenire secundum quod est prima omnium causa, excedens omnia sua causata. Unde cognoscimus de ipso habitudinem ipsius ad creaturas, quod scilicet omnium est causa; et differentiam creaturarum ab ipso, quod scilicet ipse non est aliquid eorum quae ab eo causantur; et quod haec non removentur ab eo propter eius defectum, sed quia superexcedit.
Vangelo (Lc 17,26-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi [Vg le aquile]».
Dove, Signore?
San Tommaso
(Catena aurea sul Vangelo di San Luca,
c. 17, lez. 10, vv. 36-37)
CIRILLO: Perciò, poiché disse che alcuni sarebbero stati assunti, i discepoli domandano con profitto, e giustamente, dove sarebbero stati assunti; perciò prosegue: Allora gli chiesero: Dove, Signore? BEDA: Il Signore viene interrogato su due punti: dove si trovano i buoni che vengono assunti e dove i cattivi che vengono lasciati; riguardo al primo punto risponde (apertamente), mentre riguardo al secondo lo lascia intendere; perciò continua: Ed egli disse loro: Dove sarà il cadavere là si raduneranno insieme anche le aquile. CIRILLO: Come se dicesse come, una volta abbandonato il cadavere, gli uccelli il cui cibo sono le carni si radunano intorno ad esso, così, quando arriverà il Figlio dell’uomo, allora tutte le aquile, ossia i santi, gli andranno incontro. AMBROGIO: Infatti le anime dei giusti vengono paragonate alle aquile poiché cercano le realtà elevate e abbandonano le umili, e si dice che vivono a lungo. Riguardo al corpo non possiamo dubitare, soprattutto se ci ricordiamo che Giuseppe ricevette il corpo da Pilato. Forse che non rassomigliano alle aquile intorno a un corpo le donne e gli Apostoli riuniti presso il sepolcro del Signore? E forse che non ti paiono aquile intorno a un corpo quando verrà sulle nubi e ogni occhio potrà vederlo? Inoltre è un corpo quello di cui si dice (Gv 6,56): «La mia carne è vero cibo». Intorno a questo corpo ci sono aquile, quelle che volano con le ali spirituali. Sono inoltre aquile presso il corpo quelle che credono che Gesù Cristo è venuto nella carne. E lo è anche la Chiesa, nella quale siamo rinnovati nello spirito per mezzo della grazia del battesimo. EUSEBIO: Oppure con le aquile che si cibano degli animali morti ha indicato i principi di questo mondo, e coloro che durante questo tempo perseguitano i santi di Dio, restando in loro potere tutti coloro che sono indegni di essere assunti, per cui sono chiamati corpo o cadavere; oppure con le aquile sono indicate le potenze vendicatrici che opereranno sugli empi. AGOSTINO: Quelle cose che Luca presenta in questo testo (e che non si trovano nel discorso di Matteo), sono riferite come anticipazione, così da menzionare in anticipo ciò che il Signore avrebbe detto più tardi; oppure vuole farci intendere che queste cose sono state dette dal Signore due volte.
Testo latino di San Tommaso
(Catena aurea Super Lucam,
c. 17, lect. 10, vv. 36-37)
Cyrillus. Quia ergo dixit quod quidam assumerentur, utiliter et bene inquirunt discipuli quo assumerentur; unde sequitur respondentes dicunt illi: ubi, Domine? Beda. Duo autem salvator interrogatus, ubi scilicet sint boni assumendi, et ubi mali relinquendi, unum dixit, aliud subintelligendum reliquit; unde sequitur qui dixit eis: ubicumque fuerit corpus, illuc congregabuntur et aquilae. Cyrillus. Quasi dicat: sicut deiecto cadavere, aves quarum pabulum sunt carnes, ad illud conveniunt; ita cum venerit Filius hominis, tunc omnes aquilae, idest sancti, concurrent ad eum. Ambrosius. Iustorum enim animae aquilis comparantur, eo quod alta petant, humilia derelinquant, et longaevam ducere feruntur aetatem. De corpore autem dubitare non possumus, maxime si meminerimus quod a Pilato Ioseph corpus accepit. Nonne tibi videntur aquilae circa corpus, mulieres apostolorumque conventus circa Domini sepulturam? Nonne tibi videntur aquilae circa corpus, quando veniet in nubibus, et videbit eum omnis oculus? Est autem corpus, de quo dictum est: caro mea vere est cibus. Circa hoc corpus aquilae sunt, quae circumvolant spiritualibus alis. Sunt etiam circa corpus aquilae, quae credunt Iesum Christum in carne venisse. Est etiam Ecclesia, in qua per Baptismi gratiam spiritu renovamur. Eusebius. Vel per aquilas mortua animalia depascentes, principes huius saeculi denotavit, et eos qui tunc temporis sanctos Dei persequentur, penes quos relinquuntur assumptionis indigni, qui corpus vel cadaver dicuntur: vel punitrices virtutes, quae facturae sunt impiorum, hic per aquilas denotantur. Augustinus De cons. Evang. Haec autem quae Lucas hic ponit vel recordatur praeoccupando, ut prius commemoraret quae post a Domino dicta sunt, vel bis a Domino dicta facit intelligi.