Please select a page for the Contact Slideout in Theme Options > Header Options

10 novembre – venerdì Memoria di San Leone Magno Tempo Ordinario – 31a Settimana

10 novembre – venerdì Memoria di San Leone Magno Tempo Ordinario – 31a Settimana
17/04/2023 elena

10 novembre – venerdì
Memoria di San Leone Magno
Tempo Ordinario – 31a Settimana

Prima lettura (Rm 15,14-21)

   Fratelli miei, sono anch’io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l’un l’altro. Tuttavia, su alcuni punti, vi ho scritto con un po’ di audacia, come per ricordarvi quello che già sapete, a motivo della grazia che mi è stata data da Dio per essere ministro di Cristo Gesù tra le genti, adempiendo il sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio perché le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo. Questo dunque è il mio vanto in Gesù Cristo nelle cose che riguardano Dio. Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre le genti all’obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito. Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all’Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, ma, come sta scritto: «Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno».

La grazia che mi è stata concessa

San Tommaso
(Sulla lettera ai Romani,
c. 15, lez. 2, vv. 15-16, nn. 1167)

   1167. Di questa grazia descrive anzitutto l’autorità, quando dice: «che mi è stata data da Dio», come se dicesse: non da parte degli uomini. Gal 1,1 dice: «Paolo, apostolo, non da parte di uomini, né per mezzo di uomo».
   In secondo luogo specifica questa grazia, quando dice: «per essere ministro di Cristo Gesù tra le genti», cioè di servire Cristo nella conversione dei gentili – 1 Cor 4,1: «Ognuno ci consideri ministri di Cristo»; in precedenza aveva detto (Rm 11,13): «Per il tempo in cui sono apostolo dei gentili, faccio onore al mio ministero».
   In terzo luogo, mostra l’atto di questa grazia, quando dice: «annunciare (lat. santificare) il Vangelo di Dio», cioè mostrare che è santo, sia per la parola di verità sia per l’opera della buona condotta e dei miracoli. (Col 1,5 s.): «Per la parola di verità del Vangelo che è giunta a voi, e come in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa». Pr 8,8: «I miei discorsi sono retti».
   In quarto luogo, pone il fine di questa grazia, quando dice: «perché le genti diventano un’offerta gradita», cioè i gentili convertiti mediante il mio ministero, nel quale ho offerto a Dio una specie di sacrificio e di oblazione, secondo Fl 2,17: «Anche se sarò immolato sul sacrificio e sull’offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi». «Gradita» a Dio per la rettitudine dell’intenzione – il Sal 50,21 dice: «Allora accetterai il sacrificio di giustizia, le oblazioni e gli olocausti» – «santificata dallo Spirito Santo», cioè mediante la carità e gli altri doni dello Spirito Santo. 1 Cor 6,11: «Siete stati santificati nel nome del Signore nostro Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio».

Testo latino di San Tommaso
(Super epistolam ad Romanos,

c. 15, lect. 2, vv. 15-16, nn. 1167)

   Huius autem gratiae, primo, describit auctoritatem, cum dicit quae data est mihi a Deo, quasi diceret: non ab hominibus. Ad Gal. 1,1: Paulus apostolus non ab hominibus, neque per hominem. Secundo specificat istam gratiam, cum dicit ut sim minister Christi Iesu in gentibus, id est ut serviam Christo in gentium conversione. 1 Cor. 4,1: Sic nos existimet homo ut ministros Christi. Supra 11,3: Quamdiu sum gentium apostolus, ministerium meum honorificabo. Tertio ostendit huius gratiae actum, cum dicit sanctificans Evangelium Dei, id est sanctum esse ostendens et verbo veritatis et opere bonae conversationis et miraculorum. Col. 1,5 s.: In verbo veritatis Evangelii quod pervenit ad vos, sicut et in universo mundo est, et fructificat, et crescit. Prov. 8,8: Recti sunt sermones mei. Quarto ponit finem huius gratiae, cum dicit ut fiat oblatio gentium, id est, gentes per meum ministerium conversae. In quo quasi quoddam sacrificium et oblationem Deo obtuli, secundum illud Phil. 2,17: et si immolor super sacrificium et obsequium fidei vestrae, gaudeo et congratulor omnibus vobis. Fiat accepta, scilicet Deo per rectitudinem intentionis. Ps. 1,20: Tunc acceptabis sacrificium iustitiae, oblationes et holocausta; et sanctificata in Spiritu Sancto, id est per charitatem et alia spiritus sancti dona. 1 Cor. 6,11: Sanctificati estis in nomine Domini nostri Iesu Christi, et in spiritu Dei nostri.

Vangelo (Lc 16,1-8)

   In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».

I figli di questo mondo
e i figli della luce

San Tommaso
(Catena aurea sul Vangelo di San Luca,
c. 16, lez. 2, v. 8)

   AGOSTINO: Questa parabola viene detta perché comprendiamo che, se poteva essere lodato dal suo padrone quell’amministratore che operava la frode, quanto più è gradito a Dio chi compie quelle opere secondo i suoi comandi. ORIGENE: Inoltre i figli di questo mondo non sono detti più sapienti, ma più scaltri dei figli della luce, e questo non in senso assoluto e semplicemente, ma nel loro genere; prosegue infatti: I figli di questo mondo infatti verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. BEDA: Si parla di figli della luce e di figli di questo mondo come dei figli del regno e dei figli della perdizione. Infatti quali sono le azioni che uno fa, di esse viene detto anche figlio. TEOFILATTO: Per figli di questo mondo intende coloro che pensano alle cose vantaggiose che ci sono sulla terra, mentre per figli della luce intende coloro che compiono cose spirituali per amore di Dio. Ora, si trova che nell’amministrazione delle cose umane noi ordiniamo tutte le cose prudentemente e ci accingiamo ad agire con grande impegno affinché, quando lasceremo l’amministrazione, troviamo un rifugio per la nostra vita. Ma quando dobbiamo amministrare le cose di Dio, non ci preoccupiamo di quanto ci sarà utile in futuro.

Testo latino di San Tommaso
(Catena aurea Super Lucam,

c. 16, lect. 2, v. 8)

   Augustinus. E contrario dicuntur istae similitudines, ut intelligamus, si laudari potuit ille a Domino qui fraudem faciebat, quanto amplius placeant Deo qui secundum eius praeceptum opera illa faciunt. Origenes. Filii quoque huius saeculi non sapientiores, sed prudentiores dicuntur lucis filiis; et hoc non absolute et simpliciter, sed in genere suo; sequitur enim quia filii huius saeculi prudentiores filiis lucis in generatione sua sunt. Beda. Filii lucis et filii huius saeculi vocantur, quomodo filii regni et filii perditionis; cuius enim unusquisque agit opera, eius cognominatur et filius. Theophylactus. Filios ergo huius saeculi vocant cogitantes quae sibi commoda sunt in terra; filios vero lucis spirituales opes tractantes intuitu divini amoris. Invenimur autem in humanis quidem administrationibus prudenter omnia disponentes et summopere satagentes, ut si desierimus ab administratione, habeamus vitae refugium; cum vero dispensare debemus divina, non praemeditamur quae nobis postmodum sunt profutura.

CondividiShare on FacebookShare on Google+