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7 novembre – martedì Tempo Ordinario – 31a Settimana

7 novembre – martedì Tempo Ordinario – 31a Settimana
17/04/2023 elena

7 novembre – martedì
Tempo Ordinario – 31a Settimana

Prima lettura (Rm 12,5-16a)

   Fratelli, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile.

La qualità della carità

San Tommaso
(Sulla lettera ai Romani,
c. 12, lez. 2, v. 2, n. 984)

   984. Circa la qualità della carità insegna tre cose.
   In primo luogo, che la dilezione dev’essere vera. Per cui dice: «La carità non sia ipocrita», cioè non sia tale solo nella parola o nel comportamento esterno, ma anche nel vero sentimento del cuore e nell’efficacia delle opere. 1 Gv 3,18 dice: «Non amiamo a parole e con la lingua, ma con le opere e nella verità». Sir 6,15: «Con un amore fedele non c’è alcun confronto possibile».
   In secondo luogo, la dilezione dev’essere pura, quando dice «detestate il male». La dilezione è pura anche quando non si acconsente al male del proprio amico, ma lo si ama così da odiare il suo vizio. Perciò in 1 Cor 13,6 viene detto: «Non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità». Il Sal 118,113 dice: «Ho in odio gli iniqui».
   In terzo luogo, insegna che la dilezione dev’essere onesta, quando dice: «attaccatevi al bene», cosicché si aderisca all’altro per amore della virtù. Gal 4,18: «È bene che vi amiate nel bene, sempre». E questa è la bella dilezione di cui in Sir 24,24 viene detto: «Io sono la madre della bella dilezione».

Testo latino di San Tommaso
(Super epistolam ad Romanos,

c. 12, lect. 2, v. 2, n. 984)

   Circa qualitatem autem charitatis tria docet. Primo quidem, quod dilectio debet esse vera. Unde dicit dilectio sine simulatione, ut scilicet non tantum in verbo, aut in exteriori apparentia, sed sit in vero cordis affectu, et efficacia operis. 1 Io. 3,18: Non diligamus verbo, neque lingua, sed opere et veritate. Eccli. 6,15: Amico fideli nulla est comparatio. Secundo docet quod dilectio debet esse pura, cum dicit odientes malum. Tunc etiam est pura dilectio, quando homo non consentit amico suo in malum, sed ita diligit hominem, ut eius vitium odiat. Unde dicitur 1 Cor. 13,6: Non gaudet super iniquitate, congaudet autem veritati. Ps. 118,113: Iniquos odio habui. Tertio docet quod dilectio debet esse honesta, cum dicit adhaerentes bono, ut scilicet aliquis adhaereat alteri propter bonum virtutis. Gal. 4,18: Bonum autem aemulamini in bono semper. Haec est pulchra dilectio, de qua dicitur Eccli. 24,24: Ego mater pulchrae dilectionis.

Vangelo (Lc 14,15-24)

   In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Costringili a entrare

San Tommaso
(Questioni disputate De veritate,
q. 22, a. 9, soluzione 7)

   7. L’impulso di cui si tratta non è una vera e propria costrizione, ma un’efficace persuasione, o con le buone o con le cattive maniere.

Testo latino di San Tommaso
(Quaestiones disputatae De veritate,

q. 22, a. 9, ad septimum)

   Ad septimum dicendum quod compulsio illa de qua fit ibi mentio non est coactionis, sed efficacis persuasionis, vel per aspera vel per levia.

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