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28 settembre – giovedì Tempo Ordinario – 25a Settimana

28 settembre – giovedì Tempo Ordinario – 25a Settimana
05/04/2023 elena

28 settembre – giovedì
Tempo Ordinario – 25a Settimana

Prima lettura (Ag 1,1-8)

   L’anno secondo del re Dario, il primo giorno del sesto mese, questa parola del Signore fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele, figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, e a Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote. «Così parla il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: “Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!”». Allora fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo questa parola del Signore: «Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina? Ora, così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato. Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria, dice il Signore».

La parola di Gesù
e la parola dei profeti

San Tommaso
(Sul Vangelo di San Giovanni,
c. 1, lez. 11, III, v. 18, n. 221)

   221. L’Evangelista passa subito a indicare il modo in cui è stato impartito tale insegnamento: «Egli ce lo ha rivelato». Infatti nei tempi andati il Figlio aveva trasmesso la conoscenza di Dio per mezzo dei Profeti, i quali ne diedero notizia nella misura in cui furono resi partecipi del Verbo o della Parola eterna. Perciò nei Libri profetici si legge: «La parola del Signore fu rivolta a…». Ora invece proprio «il Figlio Unigenito lo ha rivelato» ai fedeli. Si attua così la predizione di Isaia (52,6): «Io stesso, quello che parlavo, eccomi qui presente». Come spiega l’Epistola agli Ebrei (1,1 s.): «Dopo che Dio ebbe parlato un tempo a più riprese e in più modi ai padri per mezzo dei Profeti, in questi ultimi tempi ha parlato a noi per mezzo del Figlio».
   Tale dottrina supera tutte le altre in dignità, in autorità e in utilità, essendo stata insegnata direttamente dal Figlio Unigenito, che è la Sapienza prima. Di qui l’ammonizione a non trascurare tale salvezza, «… annunciata prima dal Signore, e poi confermataci da quelli che la udirono» (Eb 2,3)

Testo latino di San Tommaso
(Super Ioannem,

c. 1, lect. 11, III, v. 18, n. 221)

   Consequenter Evangelista modum tradendi ipsam doctrinam insinuat, cum dicit ipse enarravit. Olim enim Unigenitus Filius manifestavit Dei cognitionem per prophetas, qui eum intantum annuntiaverunt inquantum aeterni Verbi fuerunt participes. Unde dicebant: factum est Verbum Domini et cetera. Sed nunc ipse Unigenitus, Filius, enarravit fidelibus. Is. 52,6: Ego ipse qui loquebar, ecce adsum; Hebr. 1,1: Multifariam, multisque modis olim Deus loquens patribus in prophetis, novissime diebus istis locutus est nobis in Filio. Et haec doctrina ideo omnibus aliis doctrinis supereminet dignitate, auctoritate et utilitate, quia ab Unigenito Filio, qui est prima sapientia, immediate est tradita. Hebr. 2,3: Quae cum initium accepisset enarrari per Dominum, ab eis qui audierunt, in nos confirmata est.

Vangelo (Lc 9,7-9)

   In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

Il martirio di San Giovanni

San Tommaso
(S. Th. II-II, q. 124, a. 5, corpo)

   Secondo quanto si è detto, i martiri sono come dei testimoni: poiché con le loro sofferenze fisiche fino alla morte rendono testimonianza alla verità; non però a una verità qualsiasi, bensì alla verità rivelata da Cristo, la quale porta alla pietà [Tt 1,1]; essi infatti sono martiri di Cristo, ossia suoi testimoni. Ma tale verità è la verità della fede. Quindi la causa del martirio è la verità della fede. Ora, la verità della fede non implica soltanto l’atto interno del credere, ma anche la professione esterna. E questa non avviene solo con le parole, ma anche attraverso i fatti con cui uno mostra di avere la fede, come è detto in Gc 2 [18]: Con le opere ti mostrerò la mia fede. Per cui di alcuni in Tt 1 [16] è detto: Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti. E così tutte le azioni virtuose, in quanto si riferiscono a Dio, sono altrettante protestazioni di fede: di quella fede per cui veniamo a sapere che Dio vuole da noi quelle opere buone, e che ci ricompenserà per esse. E in questo senso tali opere possono essere causa di martirio. Così la Chiesa celebra il martirio di S. Giovanni Battista, il quale subì la morte non per non rinnegare la fede, ma per aver condannato l’adulterio [Mt 14,3].

Testo latino di San Tommaso
(S. Th. II-II, q. 124, a. 5, corpus)

   Respondeo dicendum quod, sicut dictum est [arg. 2; a. 4], martyres dicuntur quasi testes, quia scilicet corporalibus suis passionibus usque ad mortem testimonium perhibent veritati, non cuicumque, sed veritati quae secundum pietatem est, quae per Christum nobis innotuit; unde et martyres Christi dicuntur, quasi testes ipsius. Huiusmodi autem est veritas fidei. Et ideo cuiuslibet martyrii causa est fidei veritas. Sed ad fidei veritatem non solum pertinet ipsa credulitas cordis, sed etiam exterior protestatio. Quae quidem fit non solum per verba quibus aliquis confitetur fidem, sed etiam per facta quibus aliquis fidem se habere ostendit, secundum illud Iac. 2 [18], ego ostendam tibi ex operibus fidem meam. Unde et de quibusdam dicitur Tit. 1 [16], confitentur se nosse Deum, factis autem negant. Et ideo omnium virtutum opera, secundum quod referuntur in Deum, sunt quaedam protestationes fidei, per quam nobis innotescit quod Deus huiusmodi opera a nobis requirit, et nos pro eis remunerat. Et secundum hoc possunt esse martyrii causa. Unde et beati Ioannis Baptistae martyrium in Ecclesia celebratur, qui non pro neganda fide, sed pro reprehensione adulterii mortem sustinuit.

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