Please select a page for the Contact Slideout in Theme Options > Header Options

22 settembre – venerdì Tempo Ordinario – 24a Settimana

22 settembre – venerdì Tempo Ordinario – 24a Settimana
05/04/2023 elena

22 settembre – venerdì
Tempo Ordinario – 24a Settimana

Prima lettura (1 Tm 6,2c-12)

   Figlio mio, questo devi insegnare e raccomandare. Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina conforme alla vera religiosità, è accecato dall’orgoglio, non comprende nulla ed è un maniaco di questioni oziose e discussioni inutili. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la religione come fonte di guadagno. Certo, la religione è un grande guadagno, purché sappiamo accontentarci! Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, accontentiamoci. Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell’inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti. Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.

La radice di tutti i mali

San Tommaso
(S. Th. I-II, q. 84, a. 1, in contrario e corpo)

   S. Paolo in 1 Tm dice: La cupidigia è la radice di tutti i mali.
   Secondo alcuni la cupidigia può essere intesa in vari sensi. Primo, come appetito disordinato delle ricchezze. E in questo senso è un peccato specifico. Secondo, come appetito disordinato di qualsiasi bene temporale. E allora è il genere [supremo] di tutti i peccati: infatti in ogni peccato troviamo la conversione disordinata a un bene transitorio, come si è visto. Terzo, come inclinazione della natura corrotta a bramare disordinatamente i beni corruttibili. E in questo senso dicono che la cupidigia sarebbe la radice di tutti i peccati, a somiglianza della radice di un albero, che trae il suo alimento dalla terra: poiché dall’amore delle realtà temporali nascono tutti i peccati. – Ora, sebbene queste affermazioni siano vere, non sembrano tuttavia conformi al pensiero di S. Paolo, il quale afferma che la cupidigia è la radice di tutti i peccati. Infatti egli in quel testo parla contro coloro i quali, «volendo arricchire, cadono nella tentazione e nel laccio del diavolo, poiché la cupidigia è la radice di tutti i mali»: è quindi evidente che parla della cupidigia in quanto brama disordinata delle ricchezze. E in questo senso dobbiamo affermare che la cupidigia, come peccato specifico, è la radice di tutti i peccati a somiglianza della radice di un albero, che dà alimento a tutta la pianta. Infatti vediamo che con le ricchezze uno acquista la possibilità di commettere qualsiasi peccato, e di soddisfare tutti i desideri peccaminosi: poiché uno può giovarsi delle ricchezze per il possesso di qualsiasi bene temporale, secondo le parole di Qo: Tutto obbedisce al danaro. E in questo senso è chiaro che la cupidigia è la radice di tutti i peccati.

Testo latino di San Tommaso
(S. Th. I-II, q. 84, a. 1, sed contra e corpus)

   Sed contra est quod dicit apostolus, 1 ad Tim. ult. [10], radix omnium malorum est cupiditas.
   Respondeo dicendum quod secundum quosdam cupiditas multipliciter dicitur. Uno modo, prout est appetitus inordinatus divitiarum. Et sic est speciale peccatum. Alio modo, secundum quod significat inordinatum appetitum cuiuscumque boni temporalis. Et sic est genus omnis peccati, nam in omni peccato est inordinata conversio ad commutabile bonum, ut dictum est [q. 72 a. 2]. Tertio modo sumitur prout significat quandam inclinationem naturae corruptae ad bona corruptibilia inordinate appetenda. Et sic dicunt cupiditatem esse radicem omnium peccatorum, ad similitudinem radicis arboris, quae ex terra trahit alimentum, sic enim ex amore rerum temporalium omne peccatum procedit. – Et haec quidem quamvis vera sint, non tamen videntur esse secundum intentionem apostoli, qui dixit cupiditatem esse radicem omnium peccatorum. Manifeste enim ibi [1 ad Tim. 6,9] loquitur contra eos qui, cum velint divites fieri, incidunt in tentationes et in laqueum diaboli, eo quod radix omnium malorum est cupiditas, unde manifestum est quod loquitur de cupiditate secundum quod est appetitus inordinatus divitiarum. Et secundum hoc, dicendum est quod cupiditas, secundum quod est speciale peccatum, dicitur radix omnium peccatorum, ad similitudinem radicis arboris, quae alimentum praestat toti arbori. Videmus enim quod per divitias homo acquirit facultatem perpetrandi quodcumque peccatum, et adimplendi desiderium cuiuscumque peccati, eo quod ad habenda quaecumque temporalia bona, potest homo per pecuniam iuvari; secundum quod dicitur Eccle. 10 [9], pecuniae obediunt omnia. Et secundum hoc, patet quod cupiditas divitiarum est radix omnium peccatorum.

Vangelo (Lc 8,1-3)

   In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Maria Maddalena

San Tommaso
(Sul Vangelo di San Giovanni,
c. 11, lez. 1, I, vv. 1-2, n. 1474)

   1474. La persona congiunta di cui [Giovanni] parla era Maria: «Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore». L’Evangelista, avendo nominato Maria, ed essendo molte le donne di questo nome, per distinguerla, la indica con il notissimo suo gesto, dicendo: «Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli».
   A proposito di questa Maria  c’è divergenza tra i santi dottori. Alcuni infatti, come S. Girolamo e Origene, affermano che questa Maria sorella di Lazzaro non è la peccatrice di cui parla S. Luca (7,37 s.), dicendo che «portò un alabastro d’unguento, e stando dietro ai piedi di lui, cominciò a bagnare i piedi con le lacrime e li asciugava con i capelli del suo capo…». Perciò, come scrive il Crisostomo, questa non è la meretrice di cui parla S. Luca. Questa Maria infatti era una donna onesta e premurosa nell’ospitare Cristo; mentre della peccatrice viene taciuto il nome. Infatti questa Maria in prossimità della passione poté benissimo compiere, per una speciale devozione verso Cristo, un gesto consimile a quello compiuto da quella peccatrice piena di amore e di compunzione. Episodio che qui l’Evangelista ha rammentato per anticipazione, volendo presentare la grandezza del ricordato nome di Maria.
   Altri invece, cioè S. Agostino e S. Gregorio, dicono che questa Maria è la peccatrice di cui parla S. Luca (cap. 7). E S. Agostino lo arguisce partendo proprio da questa frase di Giovanni; poiché qui l’Evangelista parla di Maria prima che facesse quel gesto nell’imminenza della passione. Vedi infra 12,3: «Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù». Egli dunque afferma che quanto qui l’Evangelista racconta s’identifica col gesto narrato da S. Luca al cap. 7. S. Ambrogio propende per l’una e l’altra sentenza. Perciò, secondo l’opinione di S. Agostino, è evidente che la peccatrice di cui si parla in S. Luca, è questa Maria, «il cui fratello Lazzaro era malato». Il suo misero corpo, cioè, era consumato dall’incendio di un’ardentissima febbre.

Testo latino di San Tommaso
(Super Ioannem, c. 11, lect. 1, I, vv. 1-2, n. 1474)

   Persona coniuncta erat Maria; unde dicit Maria autem erat quae unxit Dominum unguento. Quia enim mentionem fecerat de Maria et plures mulieres huius nominis erant, ideo ne erremus ex nomine, notificat eam ex notissima actione, dicens quae unxit Dominum unguento, et extersit pedes eius capillis suis. De hac autem Maria diversitas quaedam est inter sanctos. Quidam enim dicunt, ut Hieronymus et Origenes, quod haec Maria soror Lazari non est eadem cum illa quae peccatrix erat, de qua dicitur Lc. 7,37, quod attulit alabastrum unguenti, et stans retro secus pedes eius, lacrymis coepit rigare pedes eius, et capillis capitis sui tergebat. Unde, sicut dicit Chrysostomus, haec non fuit illa meretrix quae in Luca legitur. Haec enim honesta fuit et studiosa circa susceptionem Christi: nam peccatricis illius nomen tacetur. Potuit autem Maria ista erga Christum tempore suae passionis ex devotione et speciali dilectione simile opus fecisse, quod fecit ei peccatrix illa diligens et compuncta: quod quidem factum hic ab Evangelista propter Mariae nominis magnitudinem per anticipationem recitatur. Quidam alii, sicut Augustinus et Gregorius, dicunt quod haec eadem Maria de qua hic agitur, est illa peccatrix de qua agitur Lc. 7. Et argumentum huius ex hoc verbo Augustinus assumit. Nam hic Evangelista dicit antequam Maria ungeret Dominum unguento, quia illud fuit imminente passione; infra 12,3, ubi dicitur: Maria ergo sumpsit libram unguenti nardi pistici pretiosi, et unxit pedes Iesu. Unde dicit quod hoc quod hic dicit Evangelista de ea factum, recitatur Lc. 7. Ambrosius autem utramque partem tenet. Secundum ergo opinionem Augustini manifestum est quod peccatrix illa de qua dicitur in Luca, est Maria ista. Cuius frater Lazarus infirmabatur, idest, miserandum corpus eius fornaceis febribus alendum edax incendium assumebat.

CondividiShare on FacebookShare on Google+