3 settembre
22a Domenica del Tempo Ordinario
Memoria di San Gregorio Magno
Prima lettura (Ger 20,7-9)
Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.
In che senso Dio seduce
San Tommaso
(Su Geremia, c. 20, v. 20, nota)
Nota, sulle parole: Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso, che il Signore seduce attraendo con le persuasioni.
2 Cor 12: «Scaltro come sono, vi ho presi con l’inganno». Invitando con le consolazioni. Ap 10: «Quando l’ebbi divorato, ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza». Confortando con le promesse, sopra 4: «Hai dunque ingannato il tuo popolo, e Gerusalemme, dicendo: Avrete pace, mentre la spada mi giunge fino alla gola?». Ma il Signore prevale correggendo. Is 8: «Con la sua mano forte mi ha istruito, perché non andassi nella via di questo popolo». Ritraendo da ciò che è nocivo. Os 2: «Ti sbarrerò la strada di spine, e ne cingerò il recinto di barriere». Legando con l’amore. Os 11: «Li trarrò con legami di bontà, con vincoli d’amore».
Testo latino di San Tommaso
(In Ieremiam, c. 20, v. 20, nota)
Nota super illo verbo, seduxisti me, Domine, et seductus sum; fortior me fuisti, et invaluisti, quia Dominus seducit trahendo persuasionibus. 2 Cor. ult.: cum essem astutus, dolo vos cepi. Alliciendo consolationibus. Apocal. 10: cum devorassem eam, amaricatus est venter meus. Confortando promissionibus. Supra 4: ergo ne decepisti populum istum, et Jerusalem, dicens: pax erit vobis? Et ecce pervenit gladius usque ad animam. Invalescit autem Dominus corrigendo. Isa. 8: in forti manu sua erudivit me, ne irem in via populi hujus. A noxiis retrahendo. Oseae 2: sepiam viam tuam spinis, et sepiam eam maceria. Amore alligando. Oseae 11: in funiculis Adam traham eos, in vinculis caritatis.
Seconda lettura (Rm 12,1-2)
Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
L’offerta del proprio corpo
come sacrificio a Dio
San Tommaso
(Sulla lettera ai Romani,
c. 12, lez. 1, v. 1)
Occorre sapere che, come dice S. Agostino nel decimo libro della Città di Dio (c. 5), il sacrificio visibile, che viene offerto a Dio esteriormente, è segno del sacrificio invisibile con il quale ciascuno offre in obbedienza a Dio se stesso e i suoi beni. Ora, l’uomo possiede un triplice bene. In primo luogo il bene dell’anima, che offre a Dio mediante la devozione e l’umiltà della contrizione, secondo il Sal 50,19: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio». In secondo luogo l’uomo possiede i beni esteriori, che offre a Dio con l’elargizione delle elemosine. Perciò in Eb 13,2 si dice: «Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione: infatti Dio si compiace di tali sacrifici». In terzo luogo possiede il bene del proprio corpo, e in riferimento ad esso dice di offrire a Dio il proprio corpo, come vittima spirituale. E l’animale immolato a Dio veniva detto «ostia» perché veniva offerto per la vittoria dei nemici, o per la sicurezza da essi; oppure anche perché veniva immolato sulla porta (ostium) del tabernacolo.
L’uomo poi offre a Dio il suo corpo come vittima in tre modi. In un primo modo quando qualcuno espone il suo corpo alla passione e alla morte per Dio, come si dice di Cristo in Ef 5,2: «Offrì se stesso come vittima e sacrificio a Dio». E l’Apostolo dice di se stesso in Fil 2,17: «Sono contento e godo se sono immolato sul sacrificio e sull’offerta della vostra fede». In un secondo modo quando l’uomo mortifica il proprio corpo con digiuni e veglie per servire Dio, secondo le parole di 1 Cor 9,27: «Tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù». In un terzo modo quando l’uomo offre il suo corpo per compiere le opere della giustizia e del culto divino. Rm 6,19: «Mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la santificazione».
Testo latino di San Tommaso
(Super epistolam ad Romanos,
c. 12, lect. 1, v. 1)
Circa quod sciendum est quod, sicut Augustinus dicit 10 De civit. Dei, visibile sacrificium, quod exterius Deo offertur, signum est invisibilis sacrificii, quo quis se et sua in Dei obsequium exhibet. Habet autem homo triplex bonum. Primo quidem bonum animae, quod exhibet Deo per devotionis et contritionis humilitatem, secundum illud Ps. 1,19: sacrificium Deo spiritus contribulatus. Secundo habet homo exteriora bona, quae exhibet Deo per eleemosynarum largitionem. Unde dicitur Hebr. ult.: beneficentiae et communionis nolite oblivisci, talibus enim hostiis promeretur Deus. Tertio habet homo bonum proprii corporis: et quantum ad hoc dicit, ibi ut exhibeatis, scilicet Deo, corpora vestra, sicut quamdam spiritualem hostiam. Dicebatur autem animal Deo immolatum hostia, vel quia pro victoria hostium offerebatur, seu pro securitate ab hostibus, vel quia ad ostium tabernaculi immolabatur. Exhibet autem homo Deo corpus suum ut hostiam tripliciter. Uno quidem modo, quando aliquis corpus suum exponit passioni et morti propter Deum, sicut dicitur de Christo Eph. 5,2: tradidit semetipsum oblationem et hostiam Deo. Et apostolus dicit de se Phil. 2,17: si immolor supra sacrificium et obsequium fidei vestrae, gaudeo. Secundo per hoc quod homo corpus suum ieiuniis et vigiliis macerat ad serviendum Deo, secundum illud 1 Cor. 9,27: castigo corpus meum, et in servitutem redigo. Tertio per hoc quod homo corpus suum exhibet ad opera iustitiae et divini cultus exequenda. Supra 6,19: exhibete membra vestra servire iustitiae in sanctificationem.
Vangelo (Mt 16,21-27)
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Il primo annuncio della passione
San Tommaso
(Sul Vangelo di San Matteo,
c. 16, lez. 3, v. 21, nn. 1397-1400)
1397. Dice dunque: In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli. Parla della passione qui, e nei capitoli 17 e 20.
Ma prima di questo tempo non l’aveva preannunciata. Perché comincia solo adesso? Perché la manifesta agli Apostoli. Ma perché non prima? Perché se avesse preannunziato la passione prima che la fede fosse confermata in loro, forse l’avrebbero abbandonato: ma adesso lo credevano vero Dio, dunque ecc.
E dice spiegare, non «dire», poiché si dicono le cose che vengono manifestate visibilmente, mentre si spiegano quelle che vengono intese; per questo ai Giudei diceva, ai discepoli spiegava: Lc, ult. 26: «Non doveva il Cristo patire e così entrare nella sua gloria?».
1398. Per cui quando dice bisogna, accenna al luogo.
E perché Gerusalemme? Accenna al motivo. Ora, la prima ragione per cui dice «Gerusalemme» stava nel fatto che lì c’era il tempio di Dio, dove avvenivano i sacrifici. Ma i sacrifici dell’antica legge erano figura del sacrificio che avvenne sulla croce: quindi volle che là dove c’era la figura, apparisse la verità; Ef 5,2: «E ha dato se stesso quale sacrificio e oblazione e vittima di soave odore ecc.». Un’altra ragione è che i Profeti patirono a Gerusalemme, come si legge più avanti (23,37): «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i Profeti e lapidi coloro che furono mandati a te!». Volle dunque patire lì per mostrare che la loro morte fu un segno della passione di Cristo. Parimenti Gerusalemme è detta visione di pace; ma la passione stessa fu pacifica; Col 1,20: «Pacificando le cose del cielo e quelle della terra». Infine perché attraverso questa via ci fosse aperta la strada verso la Gerusalemme celeste; Gal 4,26: «La Gerusalemme di lassù è libera ed è la madre di tutti noi».
1399. Ma da chi? Dagli anziani. E questo perché essi procurarono la sua passione. Infatti una cosa è fatta da colui per la cui autorità viene fatta; quindi furono essi a ucciderlo, più che i soldati.
Da ciò viene significata la malizia del popolo, poiché quanti sembrano migliori, risultano peggiori. Infatti c’è chi è ritratto dal peccato per l’età, chi per la scienza, chi per la dignità; tuttavia l’età non li ritrasse, infatti [patì] da parte degli anziani; non la scienza: degli scribi; non la dignità: dei capi dei sacerdoti; Ger 5,5: «Mi rivolgerò ai grandi e parlerò loro. Certo essi conoscono la via del Signore, il diritto del loro Dio. Ed ecco, ancora di più hanno rotto il giogo!».
Parimenti fu una certa abiezione e umiliazione, poiché quando uno patisce da parte dei plebei, non è una grande cosa; ma quando [ciò avviene] da parte dei sapienti, e di quelli che sembrano buoni, l’abiezione è grande; da cui Gv 18,35: «La tua gente e i capi ti hanno consegnato a me».
1400. Parimenti patì fino alla morte, e quindi dice: e venire ucciso; At 10,39: «Essi lo uccisero appendendolo a una croce»; Dn 9,26: «Un consacrato sarà ucciso, e non sarà il suo popolo che lo rinnegherà».
Aggiunge però la gioia della risurrezione: e risorgere il terzo giorno; Os 6,1: «Il terzo giorno ci farà risorgere».
Testo latino di San Tommaso
(Super Matthaeum,
c. 16, lect. 3, v. 21, nn. 1397-1400)
Dicit ergo et exinde coepit Iesus ostendere discipulis suis. Locutus est de passione hic, et 17, et 20 cap. Sed ante hoc tempus non praenuntiaverat. Sed quare modo coepit? Quia apostolis manifestavit. Sed quare non ante? Quia si antequam fides esset confirmata in eis, praenuntiasset passionem, forte dimisissent eum: sed nunc verum Deum credebant, ideo et cetera. Et dicit ostendere, non dicere, quia haec dicuntur quae manifestantur visibiliter, ostenduntur quae intelliguntur; ideo Iudaeis dicebat, discipulis ostendebat; Lucae ult., 26: nonne oportuit Christum pati, et sic intrare in gloriam suam? Unde quod dicit oportet, tangit locum. Et quare Ierosolymam? Tangit rationem. Sed quod dicit Ierosolymam, prima ratio est, quia ibi erat templum Dei, ubi fiebant sacrificia. Sacrificia autem veteris legis fuerunt figura istius sacrificii, quod fuit in ara crucis; ideo voluit quod ubi erat figura, pateret veritas; Ephes. 5,2: et tradidit semetipsum sacrificium, et oblationem, et hostiam Deo in odorem suavitatis et cetera. Alia ratio est, quia prophetae passi sunt in Ierusalem, ut infra cap. 23,37: Ierusalem, Ierusalem, quae occidis prophetas, et lapidas eos, qui ad te missi sunt. Voluit igitur ibi pati ad ostendendum, quod mors eorum fuit signum passionis Christi. Item Ierusalem dicitur visio pacis; sed ipsa passio pacifica fuit; ad Col. cap. 1,20: pacificans quae in caelis et quae in terris sunt. Item ut per istam viam esset nobis via ad Ierusalem supernam; ad Gal. 4, v. 26: illa autem quae sursum est Ierusalem mater nostra, libera est. Sed a quibus? A senioribus. Et hoc est quia eis procurantibus passus est. Ille facit rem, cuius auctoritate fit; unde magis eum interfecerunt, quam milites. Unde per hoc malitia populi significatur, quia qui videntur meliores, inveniuntur deteriores. Aliquis enim retrahitur a peccato propter aetatem, aliquis propter scientiam, aliquis propter dignitatem; tamen aetas eos non retraxit, quia a senioribus; non scientia, quia a Scribis; non dignitas, quia a principibus sacerdotum; Ier. 5,5: ibo ad optimates, et loquar eis: ipsi enim cognoverunt viam Domini et iudicium Dei sui. Et ecce magis hi confregerunt iugum. Item quaedam abiectio et humiliatio fuit, quia quando aliquis patitur a plebeis, non est magnum; sed quando a sapientibus, et ab his, qui boni videntur, magna est abiectio; unde Io. 18,35: gens tua et principes tradiderunt te mihi. Item passus est usque ad mortem, ideo dicit et occidi; Act. 10,39: quem occiderunt suspendentes in ligno; Dan. 9, v. 26: occidetur Christus, et non erit eius populus, qui eum negaturus est. Sed adiungitur gaudium resurrectionis et tertia die resurgere; Os. 6,3: tertia die resuscitabit nos.